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DAI GIRADISCHI AL FILE, COME E’ CAMBIATO IL MODO DI ASCOLTARE MUSICA
Se ognuno chiedesse ai propri genitori come si ascoltava la musica qualche decennio fa, quando loro erano ragazzi, risponderebbero ricordando il vecchio giradischi, il mangiadischi o il lettore a cassetta, come l’impianto stereo dell’auto: colonna sonora di tante storie ed innamoramenti.
Lontani dalla tecnologia digitale, le generazioni che ci hanno preceduto hanno vissuto una musica maggiormente artigianale, sia nella realizzazione che nella fruizione, dove l’immaterialità del file e del digitale non esisteva; al suo posto cassette, dischi, puntine, nastri, vinile, giradischi, impianti stereo, autoradio, casse audio, lettori portatili, mangiadischi e walkman.
Tutta storia vecchia ormai, roba da museo, risponderebbero i più giovani, che ascoltano musica
dai cellulari o dai lettori mp3, con le cuffiette, sul pc o sul portatile, come sul tablet, perdendo il fascino dell’ascolto da impianto stereo, possibilmente calibrato da amico esperto, sia in auto che a casa, ignorando il rassicurante e malinconico rumore della puntina che gira sul disco di vinile, né i suoi intoppi, e non sospettando il “friggere” di tanti dischi, anche di successo, né l’ampiezza delle librerie che insieme ai libri ospitavano le voluminose collezioni di dischi.
Un mondo perduto ma certo non dimenticato, che rimane nei ricordi di ognuno, anche in quelli più romantici e familiari, come delle feste in casa, dei frenetici balli di moda o dei sospirati lenti, che hanno dato il via a tanti fidanzamenti.
Certo con l’avvento dei computer e della tecnologia digitale tutto è cambiato e sta cambiando, determinando un’innovazione tecnologica senza precedenti e senza freni ma, nonostante tutto, figlia di ciò che l’ha preceduta.
Partiamo così del grammofono, un tipo di giradischi: tra le prime tecnologie capace sia di riprodurre che registrare il suono. Fonografo (letteralmente “scrittore di suoni”) nella sua prima versione, nasce dal genio di Edison alla fine del XIX secolo. Dal suono non ancora soddisfacente venne perfezionato dal grammofono di Berliner, nel 1897, che presentava alcuni vantaggi nella qualità e nella dimensione dei dischi. Col passare degli anni la lettura migliorò, come l’incisione, che poteva avvenire su entrambi i lati del supporto.
Del 1918 l’invenzione del disco elettrico, subito succeduta da quella del disco in carbonio, ma è nel 1948 che entra in campo il disco in vinile, 78, 33 e 45 giri, il più diffuso per la riproduzione sonora grazie alla sua alta resa.
Americana l’invenzione dei juke-box, vere e proprie music machine capaci di riprodurre a gettoni tutte le canzoni archiviate, accompagnando feste e giornate in spiaggia, e così favorendo l’ascolto e la diffusione della musica soprattutto nella forma canzone.
Ma insieme al boom economico gli anni ‘60 segnano il boom discografico e così nascono giradischi portatili: i mangiadischi a batteria.
Sempre degli anni ‘60 il primo prototipo di MC, ossia di musicassetta, negli anni ‘70 divenuto strumento di massa grazie ai bassi costi, alla durata e alla buona qualità dell’ascolto.
La metà degli anni ‘70 segna il primo passaggio alla registrazione ottica digitale col CD, il compact disc, che però vedrà solo due decenni più tardi larga diffusione: notevoli le differenze con vinile e musicassetta per pulizia e fedeltà del suono – anche se va considerata la delicatezza del supporto, facilmente soggetto a graffi.
Sorvolando sulla creazione del DAT, dedicato ai professionisti e di scarsa diffusione popolare, si scivola nei decenni sempre più alla tecnologia digitale, con sistemi informatici, pc, cellulari, lettori mp3 ed altri supporti che hanno portato la musica ad essere “consumata” in modi prima impensabili, senz’altro guadagnando in diffusione ma paradossalmente perdendo in qualità.
Infatti l’mp3, il formato digitale maggiormente usato per le sue piccole dimensioni, comporta un impoverimento dell’audio originale, convertito proprio per essere più leggero e quindi “navigare” senza intasare siti e supporti.
Inoltre l’ascolto dalle casse dei pc, non adatti alla musica, come dai cellulari, dalle cuffiette e dai lettori mp3, finisce col togliere alle registrazioni magia e qualità; fattori per cui si sono da sempre battuti sia le ditte produttrici che gli ascoltatori, tra cui primeggiavano veri e propri audiofili, esperti e appassionati capaci di cogliere le più intime sfaccettature di una registrazione audio, sempre alla ricerca dell’alta fedeltà, del miglior sound e della migliore equalizzazione.
Ad oggi sopravvive ancora il cd, ma avanzano le chiavette e i lettori mp3, insieme al web, divenuto un immenso contenitore e piattaforma di fruizione per musica, film, ed opere di ogni altro linguaggio.
Sempre più in cantina vinili e musicassette, anche se una nuova produzione di giradischi riguarda il settore del deejaying.
Un’immaterialità tecnologica che si aggiunge a quella naturale del suono, e che rischia di rendere ancora più intangibile le opere musicali, ridotte a meri files.
Senz’altro la tecnologia avanzerà ancora e chissà in futuro come ci toccherà ascoltare musica, ma niente potrà mai sostituire la poesia di un nastro che scorre o il brulichio di un disco che gira tra le note della nostra canzone.
Nazario Tartaglione