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SAN SEVERO – RACCOGLIERSI INTORNO ALLA CITTA’ PER RINASCERE

In tempi difficili come quelli di una pandemia è naturale cercare dei punti di riferimento: le proprie radici, anche spirituali, e in questo la Madre Terra, insieme alle religioni e alle arti, sono sempre state fondamentali.
Sorprende che invece di questa ricerca ci sia una corsa al divertimento a tutti i costi: una crisi che porta allo stordimento, alla fuga, e che quindi non viene affrontata né risolta – e che raramente si preoccupa di ricordare col dovuto silenzio chi ha pagato il prezzo più alto.
Sarebbe invece proprio questa l’occasione per scoprire una speranza ben più fondata di quella effimera dello svago: la luce profonda della nostra terra, della nostra cittadina, quella che nonostante le tristi vicende che da sempre l’attraversano continua a risplendere nelle chiese e nei palazzi antichi, in certi vicoli, nei resti misconosciuti del Castello di San Severo che fu domus federiciana, nella bellezza della nostra campagna e in quella struggente del vicino Gargano, nella storia di personaggi storici come Matteo Sassano, Ferdinando del Re, Matteo Fraccacreta, Alessandro Minuziano, Raimondo de Sangro, Andrea Pazienza: una bellezza che è umanità, armonia ed infine identità.
Riconnettersi alle proprie radici, storiche e spirituali, in un momento come quello che stiamo attraversando sarebbe logico, se non dovuto. E allora ricordiamo a noi stessi la possibilità di ammirare il centro storico sanseverese, dove barocco e medioevo si incontrano, di studiare i palazzi settecenteschi ricchi delle balconate bombate, di decorazioni e fregi in stile, di visitare le chiese, scrigni di storia, spiritualità ed opere d’arte, di ammirare le nostre cantine (fino agli anni ’50 ce n’erano circa 500) le fosse del grano, alcune delle quali, da ripristinare, risalgono addirittura al medioevo, di riscoprire la genuinità dei pranzi tradizionali, come la bruschetta, il pancotto, la zuppetta o il semplice pane e pomodoro, magari accompagnati dall’ottimo vino delle nostre uve, col Gargano di fronte: i suoi monti, il mare, le chiese, gli eremi, e il santuario sulla Via Sacra Longobardurum, su cui la nostra cittadina nasce; senza dimenticare Torremaggiore con Luigi Rossi e l’ombra di Federico II.
Ma riconciliarsi con la propria terra è possibile anche grazie ai suoi artisti. Così si potranno scoprire pittori come Luigi Schingo o Michele Vene, la nuova canzone dialettale, come quella proposta dalla collezione de Il Canzoniere di San Severo e in generale dai nuovi autori dialettali, insieme al teatro in vernacolo, alle sue compagnie e agli autori, tra cui ricordiamo tra gli altri Ciro Pistillo, Attilio Littera, Maria Antonietta Avezzano, il Gruppo Teatrale San Bernardino e il team di Ciak 2,0, come i laboratori teatrali curati dall’attrice e regista Tonia D’angelo presso I Sotterranei – Centro Ricerca Le Arti, del pittore e scultore orafo Silvestro Regina; dei nostri tempi anche la produzione di video documentari sulla città e sulle tradizioni e quella di cortometraggi comici, fruibili sul web. Da non dimenticare inoltre il grande mosaico di volti, luoghi ed umanità rappresentato dalla collezione fotografica del gruppo Fb San Severo com’era.
Si arriverebbe così ai libri di storia, per i più appassionati, come quelli pubblicati nei decenni dagli studiosi locali e dalle diverse associazioni culturali sulle origini e lo sviluppo della nostra cittadina.
Una città importante, San Severo, capace e produttiva, che in questi anni sembra perdere il proprio volto, quadro di cui ognuno di noi è una tessera e che potremo ricostruire solo incontrandoci intorno ad essa, accendendo una luce, un faro sul futuro di cui c’è davvero bisogno, per mettere una volta tanto il meglio al centro della nostra visione.
Nazario Tartaglione
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