Il Sabato Santo è l’unico giorno dell’anno in cui la presenza di Gesù pare essere impercettibile. Non viene celebrata la messa né una liturgia che permetta di ricevere l’eucaristia fino all’ora della Grande Madre di tutte le Veglie, la notte di Pasqua. Dopo la morte in croce avvenuta il Venerdì Santo, Gesù è posto in un sepolcro nuovo, offerto da Giuseppe di Arimatea. Il corpo è avvolto in bende di lino in attesa dell’unzione con gli oli che sarebbe potuta avvenire solo la domenica successiva giacché il sabato i giudei si fermano da tutte le occupazioni, in ricordo di quando Dio stesso si fermò dopo aver creato tutte le cose. Il Sabato Santo, quindi, è il giorno del silenzio e dell’attesa. E’ il “giorno più lungo”, come scrive Enzo Bianchi. Tutto appare fermo, immobile, avvolto in una strana atmosfera, come un in “fermo – immagine”.
L’emergenza della pandemia che tutti stiamo vivendo ricrea esattamente l’atmosfera di questo giorno così santo. È un tempo di dolore: anche noi piangiamo i tanti morti così come Maria e i discepoli piangevano Gesù morto in croce; è un tempo di attesa giacché anche noi attendiamo trepidamente che tutto passi così come Maria attendeva, con piena fiducia nelle parole di Suo Figlio, l’arrivo del “Terzo Giorno”, quando la vita avrebbe sconfitto la morte e la gioia il dolore. Questo nostro Sabato Santo è anche un tempo di solitudine e di sconforto così come lo è stato per i discepoli di Emmaus che, scoraggiati e delusi per aver viste fallite, appese a una croce, le attese di salvezza e di liberazione, se ne tornavano tristi a casa. Ci sentiamo soli, abbandonati, scoraggiati: temiamo che questo tempo possa protrarsi a lungo, che tutti i sacrifici possano rivelarsi vani…Temiamo di non riuscire a salvare noi stessi e le persone che ci sono care. Vorremmo che passi in fretta così come quando, dopo aver partecipato ai catartici appuntamenti all’alba e alla sera del Venerdì Santo sanseverese, quasi a dare coraggio ai nostri cuori rattristati, iniziamo a preparare il dolce per la Domenica di Pasqua. “Nel sabato santo la fede è costretta a combattere, a conoscere la propria debolezza, per essere vittoriosa sulla nientità, sul nulla, sul vuoto”: così scrive il Monaco di Bose: è proprio così che ci sentiamo in questo nostro lungo Sabato Santo. Ci sentiamo smarriti. Dio pare averci abbandonati. Abbiamo un vantaggio noi, però, rispetto ai personaggi del Vangelo: sappiamo come va a finire! Sappiamo che, nonostante gli scoraggiamenti, Gesù non aveva mai lasciati soli quelli che amava ma aveva continuato a camminare accanto loro. Era sceso agli inferi per incatenare per sempre la morte: “Dov’è, o morte, la tua vittoria?”, scriverà san Paolo. Gesù è accanto a noi, la nostra croce è vicina alla Sua. Nella nostra particolare Via Crucis è lui la “Veronica” che terge il nostro volto dalle lacrime della sofferenza; è Lui il Cireneo che sorregge le nostre croci e che ci rialza quando, sopraffatti dal peso e dalla stanchezza, cadiamo. È Lui la Vergine Maria che ci viene incontro e che ci abbraccia perché non c’è nessuna croce che può fermare l’abbraccio di una madre. È lui che resta sotto la croce e che accoglie sulle sue ginocchia chi non ce la fa per stringerlo a sé sotto il letto della croce. È Lui che già ci attende per rotolare le pietre dei nostri sepolcri e per rassicurarci che il nostro Sabato Santo non dura per sempre e che presto arriverà il tempo della Risurrezione: il tempo di correre nel giardino della vita e di tornare da chi amiamo e che non vediamo da tempo per dire che è giunto il giorno della pace, della gioia…Il giorno della Vita!
Il Sabato Santo non è il tempo per cantare dai balconi ma è lo spazio in cui meditare nel cuore le sofferenze di chi è in un letto intubato, di chi ha perso gli affetti senza poter dare loro un ultimo bacio, per riflettere su come salvare questo nostro mondo dalle retrovie, semplicemente restando a casa ed evitando di aumentare i contagi, aiutando chi è in prima fila a combattere, a resistere, a difenderci.
Con la Domenica delle Palme inizierà la Settimana Santa che nella tradizione sanseverese è così ricca di significato. Quest’anno i riti, le processioni, viviamoli nel cuore, non come meri atti formali, ma come fondamentali tappe che hanno senso solo in vista della Pasqua.
Buon Sabato Santo, San Severo…La Domenica di Pasqua arriverà presto, al di là di una data segnata in rosso su un calendario e, quest’anno, avrà un sapore tutto nuovo perché, insieme a quella di Gesù, rotoleranno anche tutte le nostre pietre. Dio non ci abbandona, nessun Padre vuole la sofferenza e la morte dei propri figli: egli soffre per noi e continua ad amarci!