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Domani 16 settembre “La Malachianta, storia di masciare, sortilegi ed altri incanti” spettacolo teatrale

“La Malachianta, storia di masciare, sortilegi ed altri incanti” spettacolo teatrale, in scena giovedì 16 settembre 2021, piazza San Francesco, San Severo (FG) dentro il chiostro del M.A.T. Porta ore 20.30 – Sipario ore 21.00
Raccontare una storia di “masciare, sortilegi ed altri incanti” vuol dire rivelare un passato fatto di terra, ulivi, acqua e pietre forse più antico di 2000 anni, con un sentimento di fedeltà alle radici in cui realtà e sogno si confondono in un misterioso gioco di specchi che moltiplicano i rimandi all’infinito partendo dalla formula magica con cui interagiscono: “Eros”,“Pàthos” e “Thànatos”.
Le storie sulle “masciare”, sono racconti popolari tramandati dalla memoria orale e ascoltati grazie ad anziane raccontatrici che trasmettevano un epos fatto di donne che conoscevano l’arte della magia e della fascinazione, il mistero delle parole e dei segni, le quali
“….si ungevano con l’olio fatato, nascosto nella cavità di un albero d’ulivo,e custodito in una pignatta di terracotta.
Poi attraversavano in volo la notte
per danzare i loro sogni più segreti”.
Sinossi dello spettacolo:
A voler semplificare si potrebbe dire che “La Malachianta” è il racconto di un contadino del sud che crede di essere stato preso da “fattura d’ammore” da una donna misteriosa che tutti sono convinti sia una “Masciara”.
In realtà è soprattutto una favola d’amore tragica in cui si racconta di un sogno impossibile, di una donna che decide di essere libera al punto di scegliersi l’uomo da amare con tutta l’anima nonostante tutto il mondo sia contro questa unione: la madre di lui, la sua vecchia fidanzata, i parenti e i maschi del paese da una parte, e dall’altra la sorella pazza di lei, la vecchia madre vedova e tutto un complesso di circostanze che congiura contro questa unione. Nel mondo arcaico in cui i due amanti vivono, tutte le spiegazioni e le complicazioni sono risolte con un’unica spiegazione: lei è una “Malachianta” che governa e stringe il cuore del contadino e l’unico mezzo con cui può averlo fatto è la fattura d’amore.
“Stai attento… quella è ‘na Malachianta”.
In scena i tre specchi costituiscono il limite oltre il quale il protagonista non può andare perché può solo ammirarla la bellezza di lei, e non capirla, tanto da venirne sedotto senza riuscire ad amarla incondizionatamente.
Si stabilisce una differenza fondamentale con la donna, la giovane vedova Caterina “detta la Malachianta”, che specchiandosi e riflettendosi nei suoi specchi riesce a intravedere frammenti di sogni e desideri, quali una sessualità libera e un desiderio di maternità, che le fanno sperare di avere una figlia femmina.
La formula affabulatoria, di cui Nazario Vasciarelli si fa portatore, arricchita dalla fisicità e presenza scenica della danzatrice Alessandra Giuliani, (in questo caso anche nella veste di attrice) è espressione diretta di un sud profondo, posto in un’area geografica allargata e indefinita tra la Daunia e il Salento, al centro di un Mediterraneo magico e misterioso.
E’ la stessa terra narrata dall’antropologo Ernesto de Martino, una terra del rimorso, “una terra dal cattivo passato che torna ed opprime col suo rigurgito”.
E anche la terra di certe facce antiche seccate dal sole e segnate dal vento, di albe e tramonti che si ripetono sempre uguali e di quelle impronte di passi che segnano un cammino antico, che il protagonista della favola, Carmine-Rocco-Cosimo il contadino, “fu visto girare disperatamente e senza meta per i boschi e le campagne. Fu sentito ululare con i lupi. Le cime inchiodate al cielo, udirono il suo pianto. Il suo sangue gorgogliava nelle sorgenti. La sua carne era impastata di terra. Li lacerava lo stesso dolore”.
Per le prenotazioni obbligatorie: 342-1038402, 320-4669991, 320-1635870
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