Il riscatto dei Neet comincia nei campi (contro la criminalità)
corriere.it: Campi di pomodori, insalata, melanzane, zucchine che crescono nell’orto dei principi. L’hanno chiamato così, i ragazzi della cooperativa sociale Attivamente di San Severo, in provincia di Foggia. Perché più che un terreno recintato e suddiviso in piccoli appezzamenti monocoltivazione, questa attività agricola è una forma di riscatto, di percorso educativo con la zappa tra le mani e lo sguardo verso il sole che tramonta su questa zona del Tavoliere. Un luogo dorato dalle spighe di grano che ne tappezzano gran parte dell’area sino al Gargano, ma parecchio problematico se si parla di legalità. Ed ecco il tentativo di allontanarsi da dinamiche sbagliate: «Basta parlare solo di cronaca nera, puntiamo sulla cronaca verde», chiedono i responsabili del progetto Seminamenti. L’agricoltura sociale qui è uno strumento efficace per il reinserimento lavorativo anche dei Neet, ossia ragazzi che non studiano e non lavorano. «Si tratta di un progetto sperimentale ed infatti, lo stesso titolo “Seminamenti- l’orto dei principi”, parte dall’idea di voler “seminare” in un senso, non solo tecnico, le sementi nei campi, ma anche semi culturali», spiegano Matteo Coletta, coordinatore progetto Seminamenti, e Veronica Tonti, presidente della Cooperativa Sociale Attivamente. Lo scopo è quello di costruire dei presidi educativi stabili, sfruttando la funzione sociale che, in questo caso, deriva dall’attività nei campi.
In contrada Santa Giusta i prodotti della Terra di Slow Food
Una quindicina di orti, ordinati e puliti alla perfezione, dominano la piana da contrada Santa Giusta. Accanto troviamo Angelo, con le sue pecore e le capre che accolgono chi sale quassù a comprare frutta e verdura venduta anche al Mercato della Terra di Slow Food a San Severo, dove spesso vengono conferiti i prodotti coltivati senza pesticidi o diserbanti. Le parole d’ordine, mentre si semina, si annaffia e si raccoglie, sono solidarietà e collaborazione. Un lavoro di squadra mirato al reinserimento lavorativo, proponendo attività costruttive che tengano lontani da quelle distruttive. «Bisogna tenere presente che il nostro è un territorio principalmente agricolo e questo progetto costituisce realmente un’opportunità di reinserimento lavorativo per chi, rischiando di essere escluso socialmente, può ritrovare invece una soluzione alternativa».
Al lavoro anche decine di volontari dai 18 ai 70 anni
Oltre ai ragazzi degli orti, ci sono i volontari della coop Attivamente a darsi da fare: vanno dai 18 ai 70 anni e si dividono i compiti. Durante il lockdown, ad esempio, erano tutti impegnati nelle consegne degli ortaggi «etici, solidali e buoni» a domicilio, e ora si sta organizzando per il prossimo autunno un servizio delivery con bici elettriche, un’opportunità di lavoro in più per i giovani del progetto, ma anche un mezzo per contrastare lo sfruttamento in questo settore: «I consumatori non solo acquistano responsabilmente, ma contribuiscono alle nuove opportunità, di legalità e speranza, per il nostro territorio».