La “misteriosa” visita di Padre Pio a San Severo è un evento che pochissimi sanno: tuttavia è riportata nella documentazione ufficiale da Padre Gerardo di Fumeri. Padre Pio da Pietrelcina, per 50 anni portò impresse nelle sue carni il sigillo della Passione di Gesù Cristo: le stimmate. La sua fama di santità non cessa di stupire i credenti. Ormai sono tanti gli interventi miracolosi di guarigione ottenuti per la sua intercessione, non ultimo quella di un bambino di sette anni, MATTEO PIO COLELLA di San Giovanni Rotondo, ora al vaglio della commissione medica della Congregazione per le Cause dei Santi. PADRE GERARDO DI FLUMERI, Vice-postulatore della Causa di Canonizzazione del frate stigmatizzato del Gargano, nel volume «Il Beato Padre Pio a Serracapriola» (ottobre 1907 – ottobre 1908), edito dalle Edizioni Padre Pio da Pietrelcina, raccoglie episodi ed aneddoti importanti sulla sua vita.
Il Convento dei Padri Cappuccini di Serracapriola è stato una tappa fondamentale per la formazione di Padre Pio: qui, tra il 1907 e il 1908 egli compì gli studi di Teologia e Filosofia sotto la guida di Padre Agostino da San Marco in Lamis.
Nel libro, tra le tante notizie riportate, PADRE GERARDO racconta l’episodio della visita di Padre Pio a San Severo.
Si tratta di PADRE PLACIDO, nell’agosto del 1937, ricoverato in gravi condizioni nell’ospedale civile di San Severo. Ecco la testimonianza riportata da PADRE GERARDO DI FLUMERI: «Una mattina di agosto, mentre una suora era alla porta della mia stanzetta col comunichino ad attendere il cappellano, che mi portava la santa comunione, vidi sul 2° quadro di vetro della finestra una mano impressa come fatta di fuoco. Dopo la comunione, la suora mi domandò chi aveva impresso quella mano sul vetro. La guardai…e notai con mia meraviglia la mano di Padre Pio che la notte era venuto a trovarmi e mi aveva lasciato la sua mano impressa. Quella mano fu osservata dal cappellano (DON FRANCESCO FANELLI), dalle suore e dal direttore GIULIO CERULLI, accompagnato dai medici mentre visitava gli ammalati. Quella mano attirò l’attenzione di tutto il personale dell’ospedale. Anche da fuori cominciavano a venire tanti curiosi, e tante anime buone per ammirare il miracolo.
Il cappellano per evitare l’accorrere di altra gente, si confidò col parroco delle Grazie (PADRE ALBERTO da San Giovanni Rotondo). Questi, anziché venire da me, corse tutto allarmato dal padre guardiano del convento (PADRE PIER GIULIANO da Caselle Torinese), il quale accompagnato dallo stesso parroco, venne all’ospedale, fece uscire di camera la sorella e, furibondo, mi assalì, rimproverandomi ch’io facevo propaganda di Padre Pio.
Uomo senza cuore e senza giudizio, avrebbe dovuto prima rendersi ragione di quella mano e poi, con prudenza, avvisarmi, se era il caso su come comportarmi, avuto riguardo alla mia malattia.
Per evitare ogni disturbo, dissi alla sorella di cancellare quella mano con acqua calda. Non pensai di farla fotografare o di cambiare il quadro di vetro della finestra, ciò sarebbe stata una prova tangibile della bilocazione di Padre Pio. Il padre guardiano rimase sconcertato dopo quell’atto e mandò il parroco a San Giovanni Rotondo per domandare a Padre Pio se era stato a San Severo. Il padre Pio confermò con queste parole: “Sono stato, non fate propaganda”». (cf. P. GERARDO DI FLUMERI, “Il Beato Padre Pio a Serracapriola”, Edizioni Padre Pio da Pietrelcina, 2001, pp. 74-76).